Rari individui HIV-positivi gettano luce su come il corpo potrebbe contrastare l’infezione
Sebbene l’infezione da HIV non trattata alla fine porti a una immunodeficienza acquisita (AIDS), un piccolo gruppo di persone sieropositive, chiamate élite soppressori (lo 0,5 per cento di tutti gli individui affetti da HIV), sono in grado di controllare naturalmente l’infezione in assenza di una terapia antiretrovirale, o HAART. Questa capacità potrebbe essere la chiave per la messa a punto di un vaccino efficace. La conferma dell’esistenza di individui immuni all’AIDS risale al 2008, quando virologi della Johns Hopkins dimostrarono che questa capacità deriva effettivamente dall’insolita resistenza del loro sistema immunitario, e non da eventuali difetti nel ceppo di HIV che li aveva infettati. La prova definitiva venne dallo studio di una coppia di afroamericani di Baltimora, in cui la moglie era stata infettata dal marito tossicodipendente attraverso rapporti sessuali.
Le analisi genetiche dimostrarono che i coniugi erano infettati dallo stesso ceppo di virus. A differenza del marito, però, costretto ad assumere potenti cocktail di farmaci, la moglie è rimasta asintomatica nel corso degli anni: presenta una conta virale costantemente al di sotto delle 50 copie per millilitro cubico di sangue e non ha richiesto alcun trattamento farmacologico per tenere sotto controllo l’infezione.
Rare variazioni genetiche rendono il loro sistema immunitario così forte da produrre concentrazioni più basse di anticorpi anti-HIV quando il virus viene eliminato, come se fossero sottoposti a terapia antiretrovirale. In particolare, i loro linfociti T killer, il sottogruppo di globuli bianchi che uccidono le cellule infettate dal virus, sono più efficaci.
La speranza è che nuove vaccinazioni terapeutiche, finalizzate a generare linfociti T killer simili a quelli degli élite soppressori, possano risultare efficaci contro i serbatoi resistenti ai trattamenti.
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