"Forse"

"Forse" è la parola chiave, la parola magica che dona libertà di pensiero e di espressione. "Forse" è la parola madre di tutte le ipotesi, lo scopo di questo Blog è quello di non dare nulla per scontato per creare nuovi punti di vista ed essere promotore di nuove visioni di quel che generalmente consideriamo "realtà". Non dimenticate di partecipare ai sondaggi siamo interessati alle vostre opinioni. In Fondo alla Pagina inoltre potete Godere della TUTTI I FORSE TV la web TV d'intrattenimento e d'approfondimento dei temi trattati senza comunque mai trascurare gli argomenti più scientifici sostenuti da dati empirici, quindi sedetevi e Libero sfogo alla propria immaginazione ed al proprio intelletto!







giovedì 30 dicembre 2010

Infedeltà, perché Tradiamo il Partner?



Da un punto di vista biologico la coppia ed in particolare la coppia a lungo termine non sarebbe altro che una strategia il cui scopo è quello di aumentare le probabilità di “successo riproduttivo” ovvero di tramandare il maggior numero possibile dei propri geni alle future generazioni (Baker R., 1997a).

La donna:
La preferenza femminile per un particolare uomo è determinata da due obiettivi fondamentali.
Il primo obiettivo consiste nel costruire, attraverso la scelta di un partner fisso, un ambiente favorevole alla crescita ottimale dei figli (offrire loro ogni opportunità). Il secondo, invece, consta nel tentativo di ottenere i geni maschili migliori, in modo da trasmettere ai figli l’aspetto e le capacità indispensabili allo sfruttamento massimo dell’ambiente.
Non sempre tutte le caratteristiche che una donna cerca in un compagno sono presenti in un unico uomo ed inoltre non tutte le donne possiedono caratteristiche tali da potersi permettere “l’uomo migliore”(Baker R., 1997a).
Le donne che non sono in grado di attrarre la loro “prima scelta” saranno quindi costrette ad un ulteriore compromesso e l’uomo, che in fine sceglieranno come compagno, non sarà che una via di mezzo tra gli uomini che vuole e quelli che è capace di sedurre (catturare).
Quella di preferire un uomo che sebbene non costituisca una fonte di geni ottimale né il partner ideale, ma che rappresenti almeno il compromesso migliore, è una possibilità. Ne esiste però un’altra: l’infedeltà.
Una donna, infatti, potrebbe scegliere il compagno stabile migliore, un uomo ricco e fedele, e poi contare sul tradimento per ottenere i geni migliori. Gli studiosi chiamano questa strategia “ipotesi Emma Bovary”, dal nome della protagonista del romanzo di Flaubert, o “ipotesi del figlio seducente” (Carrada G. & Jannini E. A., 2000). In quest’ottica il tradimento femminile non sarebbe altro che un’ingegnosa strategia finalizzata al successo riproduttivo. Grazie al tradimento una donna che non è riuscita a farsi scegliere come compagna stabile da un uomo geneticamente valido, ha comunque la possibilità di ottenere quello che le manca. Non sempre i geni dell’amante sono migliori di quelli del partner in senso assoluto, a volte sono semplicemente geni, che se trasmessi ai figli, conferiranno loro caratteristiche fisiche o caratteriali molto apprezzate dalle donne. Più seducenti saranno i figli e più probabile sarà una lunga discendenza.
Questo tipo di comportamento non è una prerogativa della specie umana.
Studi condotti sul comportamento riproduttivo della cinciarella (genere di piccoli uccelli dei passeracei), hanno dimostrato che le femmine di questa specie agiscono allo stesso modo.
A dare un fondamento all’ipotesi Emma Bovary non sarebbero solo gli studi sui gruppi sanguigni. Anche da un punto di vista fisiologico, infatti, la donna sembrerebbe programmata al tradimento (Baker R., 1997b). Una ricerca recentemente condotta sui gruppi sanguigni dei neonati di un ospedale inglese ha svelato, casualmente, che il 10% dei bambini non era figlio dei legittimi padri (ignari compagni delle neo-mamme). Una campionatura genetica più ampia della popolazione inglese ha rettificato il fenomeno all’1%, che non è comunque poco.

L’uomo:
A differenza di ciò che avviene nella donna, nell’uomo, sia che si tratti di un’amante, sia che si tratti della compagna “per la vita”, la selezione avviene fondamentalmente in base a criteri estetici. Soltanto in un secondo momento e soltanto nel caso di una relazione a lungo termine, acquistano importanza alcune caratteristiche psicologiche e sociali, prima fra tutte la “fedeltà” della donna.
Come per la donna, anche nell’uomo, da un punto di vista biologico, il tradimento non sarebbe altro che una strategia messa in atto al fine di ottenere un completo successo riproduttivo.
Per il maschio è potenzialmente molto più facile avere tanti figli che per una donna, per il semplice fatto che mentre un uomo può avere figli da svariate donne, una donna deve averli tutti da sé. L’uomo, a differenza della donna in cui un solo ovocita giunge a maturazione ogni 28 giorni, è in grado di produrre continuamente enormi quantità di sperma; per questo motivo, secondo i sociobiologi, i maschi sarebbero meno discriminanti delle femmine e più propensi a ricercare la varietà fine a se stessa, la loro principale strategia riproduttiva consisterebbe nel tentare un accoppiamento ogni volta che c’è una partner potenziale (Chieffi G., 2000; Gregersen E., 1987).
Secondo lo psicologo americano David M. Buss, la principale differenza tra i due sessi sarebbe data, appunto, dal fatto che il maschio non si accontenta di una relazione, ma ne ricerca sempre di nuove (Pasini W., 1997; *Buss D. M., 1995).
Ogni accoppiamento al di fuori della relazione principale, quindi, equivarrebbe alla possibilità di avere un figlio in più, aumentando così le probabilità di un completo successo riproduttivo. Ed inoltre non va sottovalutato l’Effetto Coolidge 




Nasce la vita artificiale, l’uomo imita Dio.


Su Science l'annuncio del gruppo guidato da Craig Venter: un batterio col Dna sintetico. "Può riprodursi".

E' partito da quattro bottiglie di sostanze chimiche. Le ha mescolate in laboratorio e ha creato quella che è stata definita la prima "vita artificiale". Craig Venter, il controverso scienziato americano che da vent'anni lavora smontando e rimontando i "mattoni" del Dna, lo aveva annunciato due anni fa: "Sto per creare un essere vivente sintetico". Lo ha fatto davvero.
Il primo organismo artificiale è un batterio composto da una cellula sola. Si chiamava in origine Mycoplasma mycoides, ma dopo essere stato rimodellato dalle mani di Venter si è guadagnato il nome di Mycoplasma laboratorium. E' uno degli organismi più piccoli della natura e servirebbero 3mila dei suoi Dna per fare quello di un uomo.
A un intervistatore che gli chiese se stesse giocando a fare Dio, lo scienziato rispose: "Ma io non sto affatto giocando".  Nessuno quantomeno può accusarlo di essersi mosso nell'ombra: il suo esperimento (come tutte le tappe di avvicinamento degli anni scorsi) è stato pubblicato da Science, una rivista che sottopone ogni articolo al vaglio degli altri scienziati prima della pubblicazione.
Per 15 anni Venter e i suoi 20 scienziati più fidati hanno lavorato nei laboratori di Rockville prendendo batteri diversi, scambiandone i cromosomi, costruendo pezzi di Dna artificiali e sostituendoli a quelli naturali. Ma solo ieri il Mycoplasma laboratorium ha iniziato a svolgere un'attività peculiare dei viventi: si è riprodotto. Da una singola cellula artificiale si sono sviluppate colonie di un blu intenso. Si trattava della tinta scelta da Venter, che aveva arricchito il Dna con un gene per la sintesi di un pigmento di quel colore.
Le prime cellule con il genoma sintetico non servono a nulla. Ma per l'organismo di cui è padre, Venter prevede un futuro al servizio dell'umanità.
Se oggi è stato inserito solo un gene capace di colorare le cellule di blu, domani potrebbe trattarsi di un frammento di Dna che permette al batterio di mangiare il petrolio in mare. Di catturare anidride carbonica dall'aria, riducendo l'effetto serra. Di rendere più efficiente la produzione di biocarburanti. O di produrre vaccini e medicinali.
Con un linguaggio preso dai computer, Venter parla del Dna da lui creato come di un "sistema operativo" in grado di far svolgere ogni funzione ai batteri. E quando parlano della loro difficoltà principale, gli scienziati di Rockville citano proprio "l'accensione dell'interruttore". Venter aveva in mano da tempo il suo Mycoplasma laboratorium, ma non riusciva a farlo riprodurre. Per anni si è scontrato con il mistero di come rendere vivo un ammasso di sostanze chimiche che del Dna avevano la forma ma non la funzione. A mancargli in fondo era il "soffio vitale" del nostro immaginario religioso. Per ottenerlo, ha dimostrato, si può anche partire da 4 bottiglie prese dallo scaffale di un laboratorio. 


Sesso: Effetto Coolidge, geneticamente programmati alla promiscuità


In biologia e psicologia l’effetto Coolidge è il termine che descrive un fenomeno, riscotrabile in quasi tutte le specie dei mammiferi, attraverso il quale sia maschi che femmine esibiscono un potenziale sessuale rinnovato con l'introduzione di nuovi partner ricettivi.
Il termine deriva da una vecchia battuta, secondo la quale il Presidente degli Stati Uniti Calvin Coolidge e sua moglie presumibilmente visitarono una fattoria di pollame. Durante il giro, la signora Coolidge interrogò il contadino sul come riuscisse a produrre così tante uova fertili con un numero ridotto di galli. Il contadino spiegò orgogliosamente che i suoi galli eseguivano il loro compito dozzine di volte al giorno. “Lo dica al signor Coolidge,” replicò la First Lady. Il Presidente, sentendo per caso l’osservazione, chiese al contadino: “Ma ogni gallo feconda la stessa gallina tutte le volte?” “No,” rispose il contadino, “ci sono molte galline per ogni gallo.” “Lo dica alla signora Coolidge!” disse il Presidente.

Gli esperimenti originali con i topi seguivano questo protocollo: un topo maschio era messo in una grande scatola insieme a quattro o cinque femmine in calore. Il maschio avrebbe iniziato ad accoppiarsi con tutte le femmine continuando fino allo sfinimento. Sebbene le femmine continuassero ad insistere e leccarlo per continuare, il topo non avrebbe risposto. Comunque, se una nuova femmina veniva introdotta nella scatola, il maschio sarebbe diventato vigile ed avrebbe trovato la forza di accoppiarsi ancora una volta con il nuovo partner. Questo fenomeno non si limita al Rattus norvegicus, ed è attribuito all’incremento dei livelli di dopamina ed il suo susseguente effetto sul sistema limbico.

I maschi umani hanno il periodo refrattario dopo il coito, sono incapaci di fare sesso con la stessa femmina dopo l’eiaculazione e ci vuole del tempo per recuperare una piena funzione sessuale. Secondo fonti popolari, l’effetto Coolidge è il fenomeno che riduce od elimina il periodo refrattario post-eiaculatorio se un’altra donna diventa disponibile. Questo effetto è citato da molti biologi evoluzionisti come una ragione del fatto che i maschi sono più inclini a desiderare di accoppiarsi con un più grande numero e varietà di partner rispetto alle femmine.

Mentre l’effetto Coolidge è stato usualmente dimostrato con i maschi, che dimostrano rinnovato eccitamento con una nuova femmina, Lester e Gorzalka hanno sviluppato un modello per stabilire se questo fenomeno si riscontra anche nelle femmine. I loro esperimenti, i quali usarono criceti al posto dei topi, scoprì che gli stessi effetti sono visibili anche nelle femmine, ma in gradi più ridotti.


mercoledì 29 dicembre 2010

Tumore? Fatti una Canna

Una nuova ricerca conferma le proprietà antitumorali della cannabis


Gli usi medicinali della cannabis sono noti da millenni e negli ultimi anni si moltiplicano indagini e testimonianze sull'efficacia terapeutica della pianta e dei suoi derivati in numerose patologie croniche e degenerative.
Ma la ricerca si scontra con i pregiudizi culturali, gli interessi delle lobby farmaceutiche e anche con ostacoli legali, soprattutto in alcuni paesi, tra cui l'Italia, che su questo terreno, come osserva l'Associazione per la Cannabis Terapeutica (ACT), è molto indietro rispetto agli USA e alla gran parte delle nazioni europee.

Un recente studio condotto dai ricercatori della State University of New York (SUNY), ha dimostrato le proprietà antitumorali del delta-8-THC e del delta-9-THC, principi attivi della cannabis, sulla linea cellulare Tu183 del carcinoma del cavo orale.
Il cancro della bocca umano è un tumore altamente maligno e il meccanismo d'azione, scoperto dagli scienziati, si basa sull'inibizione della respirazione delle cellule cancerose, altamente resistenti ai convenzionali chemioterapici.

Le potenzialità anticancro della cannabis non sono nuove alla comunità scientifica. Lo scorso anno ricercatori della Brown University di Providence, Rhode Island scoprirono che un moderato uso a lungo termine di marijuana era associato a una significativa riduzione del carcinoma squamoso della testa e del collo.

Nel 2008 un articolo scientifico pubblicato su Cancer Research riportava studi sull'inibizione da parte dei cannabinoidi della proliferazione in vari tipi di tumore: al cervello, prostata, seno, polmoni, pelle e  pancreas.

Secondo Lester Grinspoon, professore emerito di psichiatria dell'Università di Harvard e autore di Marijuana, la medicina proibita, i tempi sono maturi per ripensare la legislazione sulla marijuana: ''Nuove leggi darebbero sollievo a milioni di sofferenti di Aids, cancro, sclerosi multipla e altre patologie debilitanti''.


domenica 26 dicembre 2010

Sbadigliare per metterci in Azione?

Sbadigliare serve ad ossigenare il cervello, ma anche a prepararci all'azione
Fino a oggi si credeva che lo sbadiglio servisse semplicemente a ossigenare il cervello e quindi a comunicare all’organismo che è ora di andare a dormire: il primo ad avanzare una simile ipotesi fu Ippocrate nel 390 a.C.

Ma ora una
nuova teoria formulata da studiosi americani della
Drexel University di Philadelphia afferma sostanzialmente il contrario, ovvero che esso serve soprattutto a preparare l’organismo all’azione.

In particolare, gli esperti ritengono lo sbadiglio un aspetto della fisiologia umana che abbiamo
ereditato dalle prime forme di
ominidi, nelle quali serviva ad avvertire che era giunto il momento di mettersi in moto per andare a caccia.

Gli studiosi statunitensi hanno osservato che anche
nell’uomo moderno lo sbadiglio anticipa determinate circostanze in cui ci si prepara all’azione: il riferimento è per esempio ad atleti, direttori di orchestra e paracadutisti, che prima di affrontare i rispettivi impegni sbadigliano.

Secondo i ricercatori, con lo sbadiglio si introducono maggiori quantità di
ossigeno nei polmoni, e questo fa sì che si abbia un miglioramento complessivo della circolazione sanguigna. Un’altra conseguenza utile dello sbadiglio è quella di favorire l’apertura delle tube di Eustachio per bilanciare la pressione nell’orecchio medio. Inoltre, lo sbadiglio serve a potenziare i riflessi. Una serie di esperimenti effettuati sui simulatori di guida ha dimostrato che sbadigliando il rischio di andare incontro a un incidente stradale diminuisce enormemente.

E negli
animali, lo sbadiglio ha lo stesso significato che ha nell’uomo? Secondo gli scienziati, nel regno animale, dove tutte le specie sbadigliano, soprattutto se appartenenti alla classe dei
mammiferi, esso consente di mantenere puliti i denti, di sgranchire i muscoli delle mascelle e nello stesso tempo di comunicare.

Nei
gatti, per esempio, sembra essere una richiesta di protezione e rassicurazione, mentre nei cani indica eccitazione e impazienza; nel mondo degli struzzi, invece, lo sbadiglio viene utilizzato dall’esemplare di rango più elevato per comunicare agli altri membri l’assenza di pericolo.

Da un punto di vista chimico lo sbadiglio è determinato da alcune
sostanze prodotte dall’
ipotalamo, ossia la dopamina e la serotonina. A confermare un simile dato è il fatto che chi fa uso di antidepressivi, a base di serotonina, sbadiglia moltissimo, mentre le persone ammalate di Parkinson, che presentano una mancanza di dopamina, lo fanno di rado.

Ma è vero che lo sbadiglio
è contagioso? In questo caso la risposta è affermativa. Tant’è che statisticamente il 55% delle persone che vede sbadigliare un simile è destinato a ripetere il gesto nell’arco di 5 minuti. Secondo i ricercatori lo sbadiglio diventa contagioso tra il e il 2° anno
di vita.

Per la contagiosità, sono state proposte numerose
teorie. Tra le più accreditate c’è quella secondo cui lo sbadiglio è un segnale paralinguistico, vale a dire complementare del linguaggio convenzionalmente parlato. Secondo questa teoria, lo sbadiglio fornirebbe informazioni a proposito dello stato di noia o di sonnolenza in cui un individuo si trova, e la sua contagiosità servirebbe a sincronizzare i ritmi di attività del gruppo sociale
di appartenenza.
Steven Platek, psicologo della Drexel University di Philadelphia in
Pennsylvania, ha in particolare reclutato un gruppo di persone e l'ha sottoposto alla visione di video che trasmettevano persone nell’atto di sbadigliare. Nel giro di poco tempo dal 40 al 60% degli spettatori non resistono e cominciano a sbadigliare a loro volta. Secondo lo scienziato, coloro che sono immuni al contagio e non sbadigliano come gli altri sono individui con scarsa capacità di mettersi nei panni altrui, soggetti con uno scarso sviluppo empatico
Ronald Baenninger, esperto ed autore di ricerche sugli sbadigli alla
Temple University di Philadelphia, sostiene che i risultati della ricerca trovano una spiegazione dal punto di vista evolutivo. Egli ritiene che lo sbadiglio contagioso può aver aiutato i nostri antenati a coordinare i periodi di attività e di riposo. “È importante che tutti i membri di un gruppo siano pronti a fare la stessa cosa contemporaneamente”, rivela lo scienziato. 

sabato 25 dicembre 2010

Le Ultime Parole Famose


Clamorose dichiarazioni di personaggi famosi puntualmente smentite dai fatti futuri, a dimostrazione che spesso la realtà si dimostra diversa anche a dispetto delle previsioni di menti  brillanti
"Oggi niente di nuovo."
A parte la rivoluzione: così scrisse Luigi XVI nel suo diario il 14 Luglio del 1789, giorno della presa della Bastiglia.
"Internet... ben presto esploderà in modo spettacolare, come una supernova, e nel 1996 collasserà catastroficamente."
1996 Robert Metcalfe, fondatore della 3Com, inventore dello standard Ethernet per le reti informatiche locali. La frase è l'inizio di un suo articolo per la rivista Infoworld. Note: Metcalfe era così sicuro della propria previsione che promise di "rimangiarsi le proprie parole" se non si fosse avverata. Molto sportivamente, lo fece, letteralmente il 10 aprile 1997, alla Sixth International World Wide Web Conference (WWW6): sul palco prese un frullatore e vi mise dentro una copia del proprio articolo e un po' d'acqua, poi accese il frullatore, mangiandosi la pappina risultante con l'aiuto di un cucchiaio.
"Ma che bisogno avrebbe una persona di tenersi un computer in casa?" 1977, Kenneth Olson, fondatore della Digital Equipment Corporation.

"Penso che ci sia richiesta mondiale per circa cinque computer." 1943, Thomas J. Watson Jr., in seguito diventato presidente dell'IBM.
"Una unità di calcolo sull'ENIAC è dotata di 18.000 tubi elettronici a vuoto e pesa 30 tonnellate, ma può darsi che in futuro i computer abbiano soltanto 1000 tubi e pesino soltanto una tonnellata e mezza." 1949, la rivista Popular Mechanics.
"Abbiamo un computer qui a Cambridge, ce n'è uno a Manchester e uno al laboratorio nazionale di fisica. Immagino che sarebbe giusto averne uno anche in Scozia, ma non di più." 1951, autore il fisico inglese Douglas Hartree.
"Questo cosiddetto 'telefono' ha troppi difetti per poterlo considerare seriamente come mezzo di comunicazione. Il dispositivo è intrinsecamente privo di valore, per quel che ci riguarda." 1876, comunicazione interna della Western Union.
"Non è pensabile che la cosiddetta 'scatola musicale senza fili' abbia valore commerciale. Chi mai pagherebbe per un messaggio che non è inviato a una persona specifica?"
Autore: i colleghi di David Sarnoff, pioniere della radiofonia e direttore generale della Radio Corporation of America (RCA) e della National Broadcasting Corporation (NBC), nonché primo al mondo a trasmettere via radio la notizia dell'affondamento del Titanic (aprile 1912).
"Benché la televisione sia forse realizzabile dal punto di vista teorico e tecnico, dal punto di vista commerciale ed economico è impraticabile." Autore: Lee DeForest, inventore.
"Ritengo che il cinema sia destinato a rivoluzionare il nostro sistema scolastico e che in pochi anni soppianterà in gran parte, se non del tutto, l'uso del libro di testo." 1922, Thomas Edison, inventore della lampadina.
"A chi diavolo vuoi che interessi sentir parlare gli attori?" 1927, H. M. Warner, della Warner Bros.
"Gli americani hanno bisogno del telefono; noi no. Abbiamo fattorini in abbondanza."
1876, Sir William Preece, ingegnere capo delle Poste Britanniche.
"Ho percorso questo paese in lungo e in largo, e ho parlato con i migliori esperti: posso assicurare che questa 'elaborazione dei dati' è una moda che non durerà neppure fino alla fine di quest'anno."
1957, il capo redattore del settore libri per le aziende della Prentice Hall.
"Non esiste il benché minimo indizio che faccia pensare che l'energia nucleare diverrà mai accessibile, perché questo comporterebbe essere in grado di spaccare l'atomo a comando." Albert Einstein, 1932.
"La bomba [atomica] non esploderà mai. Lo dico come esperto in esplosivi."
Ammiraglio William Leahy, membro del progetto statunitense per la realizzazione della bomba atomica.
"Gli aeroplani sono giocattoli interessanti, ma di nessun valore militare."
Ferdinand Foch, Professore di Strategia, Ecole Superieure de Guerre, nonché comandante in capo degli eserciti alleati in Francia durante le fasi finali della prima guerra mondiale, primi del Novecento
1895, William Thomson, noto anche come Lord Kelvin (1824-1907), presidente della Royal Society e padre della scala di temperatura che porta il suo nome:
"Non è possibile realizzare macchine volanti più pesanti dell'aria."
"La radio non ha futuro."
 "I raggi X si dimostreranno una truffa."
"Nessuno mai costruirà un aereo più grande di questo."
un ingegnere della Boeing, dopo il primo volo del Boeing 247, un bimotore capace di portare dieci persone.
"La teoria dei germi di Louis Pasteur è una fantasia ridicola."
1872, Pierre Pachet, professore di fisiologia a Tolosa.
"640 K dovrebbero bastare a chiunque."
1981, Bill Gates, fondatore e presidente della Microsoft.

venerdì 24 dicembre 2010

Leonardo da Vinci viaggiava nel Tempo?

Viaggiatore del tempo che è rimasto intrappolato nel 1400?  Forse il suo mezzo si è guastato o forse era uno studioso che è rimasto vittima di un esperimento, come faceva a sapere? Forse veniva dal futuro e cercava di riprodurre ciò che era presente nella sua era d’origine ma con i mezzi ed i materiali che aveva a disposizione nell’epoca in cui si è fermato. Come in un film di fantascienza si ritrova catapultato nel passato e ruba l’identità di qualcuno morto prematuramente, un certo Leonardo da Vinci. Supponiamo per un attimo che il nostro viaggiatore del tempo fosse nato nell’anno 2072 e che si chiamasse Francesco Rossi, non avrebbe mai potuto usare il suo vero nome altrimenti nei libri di storia sarebbe comparso ( avrebbero scritto di un certo Rossi inventore senza passato dai natali sconosciuti) e questo avrebbe potuto influenzare gli eventi futuri compreso il destino del viaggiatore stesso. Il viaggiatore però non è riuscito probabilmente ad essere così fedele alle sue buone intenzioni ed ha lasciato tracce ed indizi ( nei suoi quadri ad esempio) in modo che un  giorno l’umanità possa essere in grado d’interpretare e comprendere la sua singolare avventura.
Il suo Robot
L'automa cavaliere (a volte chiamato anche robot di Leonardo) è un automa meccanico umanoide progettato da Leonardo da Vinci intorno al 1495; era stato probabilmente previsto per animare una delle feste alla corte sforzesca di Milano, tuttavia non è dato sapere se fu realizzato o meno.


Negli appunti riscoperti negli anni cinquanta nel Codice Atlantico e in piccoli taccuini tascabili databili intorno al 1495-1497 si trovano disegni dettagliati per un cavaliere meccanico, vestito di un'armatura del tardo XV secolo in stile italo-tedesco, che per lo studioso Rosheim appare capace di effettuare diversi movimenti analoghi a quelli umani: alzarsi in piedi, agitare le braccia e muovere testa e la mascella in modo anatomicamente corretto, pare emettendo suoni dalla bocca grazie ad un sofisticato meccanismo di percussioni collocato all'altezza del petto. L'automa di Leonardo, che per Rosheim era il frutto delle ricerche precedenti compiute nei campi dell'anatomia e della cinetica, così come si trovano registrati nel Codice Huygens, rispettava il canone delle proporzioni dell'Uomo vitruviano. All'interno era costruito in legno, con elementi in pelle e metallo, ed azionato da un sistema di cavi, a simulare tendini e muscoli, e un sistema di manovelle esterno al corpo meccanico per muovere le gambe. L'armatura presente nei disegni è del 1480. Le braccia, secondo Rosheim, per la loro articolazione non potevano che muoversi all'unisono.
Questa descrizione è stata recentemente ridiscussa e indagata sulla base di nuovi presupposti teorici. Non è stato facile arrivare a una descrizione lineare del robot dato che ogni singolo disegno di componente è decontestualizzato sul foglio e Leonardo non ha reso visivamente evidente i collegamenti tra i vari pezzi: per esempio, è per questo che i modellini precedenti al 2007 includevano anche un meccanismo inserito nella pancia del robot che a studi successivi si è rivelato essere invece un orologio, che lo stesso Leonardo descrive poi nel Codice di Madrid I a pagina 157v.
A partire dagli anni novanta sono stati fatti vari studi e ipotesi sul robot di Leonardo e il suo funzionamento.
Un primo tentativo di ricostruzione dell'automa cavaliere fu avviato nel 1996 da Mark Rosheim, un esperto di robotica americano nel 1996, con uno studio e una successiva collaborazione con l'Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze, che dedicò all'automa una sezione di una mostra. Nel 2002 la BBC, per un documentario, fece realizzare a Rosheim un modello reale completo. In seguito numerosi musei si sono dotati di un modellino dell'automa leonardesco.
Gli studi successivi, condotti da Mario Taddei nel 2007 sull’argomento, dimostrano che i manoscritti sul progetto non si trovano solo sul foglio 579r del Codice Atlantico: ulteriori ricerche individuano anche i fogli 1077r, 1021r e 1021v come possibile fonte dei meccanismi dell'automa. Tuttavia, i fogli presentano un vero e proprio rebus: i disegni sono apparentemente confusi e di difficile interpretazione, non c’è un ordine preciso e non si trova un progetto principale o dominante.
I laboratori di Leonardo3 nel 2007 hanno cercato di sviluppare uno studio scientifico sulla macchine leonardesche, secondo quella che è definibile come "filologia macchinale", per arrivare a una nuova interpretazione dell'automa vinciano. Realizzando innanzitutto ogni singolo pezzo presente sui quattro fogli per un totale di 174 elementi, e usandoli in vari modellini per studiarne le combinazioni possibili, hanno scoperto che non tutti i meccanismi sono direttamente collegabili al robot, o sono disegni dei suoi ingranaggi. Leonardo potrebbe aver progettato anche altri automi: a lui sono stati attribuiti cavalieri meccanici e una sorta di automobile-robot. È stato ipotizzato (secondo voci raccolte da Vasari, Lomazzo e Buonarroti) che Leonardo abbia anche lavorato ad un automa a forma di leone, di cui però non esiste alcuna testimonianza diretta.

martedì 21 dicembre 2010

Yara: Un intruso nei filmati amatoriali delle gare

Chi è l'intruso ripreso nei filmati amatoriali sulle gare di ginnastica ritmica a cui partecipava Yara Gambirasio?

È la traccia seguita dai carabinieri e la polizia che, nell'analizzare i video realizzati dai genitori delle ginnaste, stanno verificando la presenza di persone sospette.

Uno o più spettatori che avrebbero assistito ai saggi ginnici ma che c'entrerebbero poco con il pubblico, quasi esclusivamente composto da familiari e addetti ai lavori, che normalmente frequenta queste manifestazioni.

La pista che si starebbe seguendo è dunque quella di focalizzare figure sospette durante le gare amatoriali della giovane ginnasta. Così si stanno setacciando decine di riprese amatoriali dei video delle gare di ginnastica ritmica di Yara per capire chi fosse l'intruso ripreso.

La domanda sorge spontanea: l'intruso corrisponde alle indicazioni di Allocchi?

sabato 18 dicembre 2010

La Donna senza Paura

A dieci anni ha perso l'amigdala e da allora non teme nulla


Non stiamo raccontando la trama di un film ma è tutto Vero!
(Almeno a quanto afferma la studiosa che spiega il caso)

Camminava di sera in una strada deserta costeggiata da un parco e da una chiesa, un uomo dall'aspetto poco raccomandabile seduto su una panchina la chiama e, appena lei si avvicina, scatta in piedi, le punta un coltello alla gola e dice che l'avrebbe uccisa: lei, per nulla impaurita, gli risponde: 'se stai per uccidermi sappi che dovrai vedertela prima con gli angeli del Signore'. L'uomo improvvisamente libera la presa e lei, come nulla fosse, si incammina verso casa tranquilla e per nulla impaurita.

E' l'episodio raggelante di cui è stata protagonista una donna che, per una malattia, è divenuta totalmente incapace di avvertire ogni forma di paura e di pericolo, e di mettere in atto strategie di difesa o fuga.

Chiunque vedendo un uomo sinistro su una panchina avrebbe affrettato il passo, nessuno gli si sarebbe avvicinato e poi, con un coltello puntato alla gola, mantenuto la calma: l'atteggiamento "coraggioso" della donna, una 44enne che chiameremo SM, è solo uno degli episodi da brivido raccontati dalla neurologa Justin Feinstein della University of Iowa che per la prima volta descrive il caso clinico unico al mondo, dopo mesi e mesi di studi su comportamenti e cervello di SM.

La donna, spiega Feinstein, non sente la paura e quindi non avverte situazioni di pericolo perché priva dell'area del cervello dove si annidano le nostre paure, l"amigdala, già da tempo nota come fulcro della paura e motore delle reazioni istintuali ad essa. SM ha perso l'amigdala intorno a 10 anni per una rara malattia genetica chiamata ipoproteinosi di Urbach-Wiethe, che causa il deposito di materiale calcificato nel corpo.

Quando la sua amigdala si è calcificata, SM ha perso la paura. Secondo quanto riportato sulla rivista Curent Biology, Feinstein ha sottoposto SM a molteplici esami per capire fino a che punto non temesse nulla: le ha mostrato film horror tra i più spaventosi lasciando SM del tutto insensibile e priva di ogni minimo segno di paura; poi le ha mostrato ragni e serpenti in un negozio di animali, perché SM in precedenza aveva detto di odiare i rettili e i ragni.

Ma lei del tutto tranquilla si è avvicinata loro e li ha toccati, dichiarando poi di essere stata mossa da curiosità. E non è finita, racconta Feinstein: "Durante Halloween, abbiamo portato SM al Waverly Hills Sanatorium, nel Kentucky, un vecchio ospedale abbandonato per malati di tubercolosi ritenuto uno dei posti più spaventosi della terra.

SM volontariamente ha guidato il gruppo di ricercatori (e altri volontari) non mostrando alcun segno di esitazione mentre si aggirava nei bui corridoi del sanatorio che lasciavano impietriti tutti. SM ha raccontato molti episodi della propria vita traumatici per chiunque ma che a lei non hanno lasciato il segno, spiega Feinstein, come l'aggressione col coltello. "L'amigdala si occupa normalmente di elaborare tutte le informazioni che arrivano al cervello attraverso i cinque sensi, per individuare rapidamente qualunque cosa potrebbe avere un impatto sulla nostra sopravvivenza - spiega. Quando sente il pericolo, l'amigdala orchestra una serie di risposte del corpo per prepararci alla fuga o a difenderci. Poiché SM non ha l'amigdala non può sentire il pericolo e difendersi e quindi è addirittura straordinario che sia ancora viva". Al di la del caso clinico, lo studio di SM è importante perché suggerisce, conclude Feinstein, che le persone affette da fobie patologiche o da grossi traumi, come i reduci di guerra, potrebbero trovare giovamento da trattamenti mirati a modulare l'attività dell'amigdala per controllare e ridimensionare le loro paure.