Secondo un gruppo di ricercatori danesi la risposta è SI.
Inquinamento, fumo, alcol, tabacco, sostanze stupefacenti, nervosimo, eccessivo lavoro: tutti i fattori che provocano stress sono in grado di controllare, oltre alla quotidianità, l'attività dei nostri geni, attivandone alcuni quando dovrebbero rimanere silenti. A sostenerlo è uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell'Università di Copenaghen guidati da Klaus Hansen e pubblicato su Molecular Cell: "Abbiamo trovato che i fattori di stress sono in grado di controllare i nostri geni, attivandone alcuni che dovrebbero rimanere silenti. È molto importante che alcuni geni siano accesi e altri spenti al fine di garantire il normale sviluppo del feto e il corretto funzionamento delle nostre cellule nel corso della vita", spiega Hansen.
"Sappiamo che diversi complessi proteici possono essere associati a specifiche proteine, gli istoni, intorno alle quali il Dna è avvolto e, quindi, determinare se i geni sono attivi o inattivi. Piccoli gruppi chimici, a loro volta, possono causare il legame tra i complessi proteici e gli istoni, e sono questi che possono controllare l'attività genica", spiega Hansen.
I ricercatori hanno studiato, in dettaglio, un complesso chiamato PRC2 in grado di legare dei complessi chimici - i gruppi metile - agli istoni. Questi gruppi chimici hanno il compito di proteggere le cellule dagli attacchi esterni dello stress. I risultati dello studio indicano che quando i gruppi metile sono inattivi e le cellule sono esposte a fattori di stress esterni, i geni che dovrebbero essere inattivi si accendono. Il motivo per cui i complessi metile si disattivano è che i fattori di stress incaricano l'enzima MSK di allegare agli istoni, oltre al gruppo metile, un altro gruppo chimico (gruppo fosfato) in grado di neutralizzare l'effetto del gruppo metilico: "La conseguenza è che così si attivano i geni che dovrebbero essere spenti, e questo può disturbare lo sviluppo cellulare, l'identità e la crescita", spiega Simmi Gehani, che ha partecipato alla ricerca, “Questo significa che i fattori di stress esterni sono in grado di controllare l'attività dei nostri geni".
"Sappiamo che diversi complessi proteici possono essere associati a specifiche proteine, gli istoni, intorno alle quali il Dna è avvolto e, quindi, determinare se i geni sono attivi o inattivi. Piccoli gruppi chimici, a loro volta, possono causare il legame tra i complessi proteici e gli istoni, e sono questi che possono controllare l'attività genica", spiega Hansen.
I ricercatori hanno studiato, in dettaglio, un complesso chiamato PRC2 in grado di legare dei complessi chimici - i gruppi metile - agli istoni. Questi gruppi chimici hanno il compito di proteggere le cellule dagli attacchi esterni dello stress. I risultati dello studio indicano che quando i gruppi metile sono inattivi e le cellule sono esposte a fattori di stress esterni, i geni che dovrebbero essere inattivi si accendono. Il motivo per cui i complessi metile si disattivano è che i fattori di stress incaricano l'enzima MSK di allegare agli istoni, oltre al gruppo metile, un altro gruppo chimico (gruppo fosfato) in grado di neutralizzare l'effetto del gruppo metilico: "La conseguenza è che così si attivano i geni che dovrebbero essere spenti, e questo può disturbare lo sviluppo cellulare, l'identità e la crescita", spiega Simmi Gehani, che ha partecipato alla ricerca, “Questo significa che i fattori di stress esterni sono in grado di controllare l'attività dei nostri geni".
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