"Forse"

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martedì 26 ottobre 2010

IL TEMPERAMENTO É NELLE MANI

 


NEW YORK - Secondo uno studio canadese appena pubblicato, la lunghezza del dito indice rispetto all'anulare è indicativa del livello di aggressività, nel senso che se l'indice è più corto, il soggetto è biologicamente programmato per essere di temperamento più propenso a passare a vie di fatto.
La correlazione è emersa da una ricerca condotta nell'università dell'Alberta (Canada Occidentale) dalla quale risulta che gli individui con il dito indice di lunghezza inferiore sono anche i più aggressivi.
La curiosa circostanza, riferita in una relazione appena pubblicata dalla rivista scientifica Biological Psicology, secondo il dottor Peter Hurd, autore dello studio, si spiegherebbe con la maggiore o minore quantità di testosterone assimilato dal feto nell'utero materno.

LO STUDIO - Dall'indagine, che lo scienziato ha condotto con la ricercatrice Allison Bailey su un campione di 300 studenti dell'istituto canadese, è risultato che a un grado di minor lunghezza dell'arto in confronto all'anulare corrisponde una maggior tendenza all'aggressività di tipo fisico.
Diversa appare invece la reazione se da questo piano si passa all'aggressività di tipo comportamentale, che si manifesta soltanto verbalmente o con atteggiamenti ostili che però non arrivano allo scontro.

ALTRE CORRELAZIONI? - Resta da chiarire la ragione di questa differenza e a questo scopo il dottor Hurd propone di estendere l'indagine allo sport, per verificare se esiste una correlazione fra la lunghezza dell'indice degli atleti e il numero di falli registrati nelle partite di hockey sul ghiaccio.
«E' possibile», aggiunge il ricercatore canadese, «che dalla minore o maggiore lunghezza delle dita si possa misurare, oltre ai livelli di aggressività, anche la maggiore o minore predisposizione agli stati depressivi».

CAUTELE E RISCHI- Ma sul lato opposto dell'Atlantico, in Inghilterra, il professor John Manning dell'università del Central Lancashire, mette in guardia contro la tendenza a trarre troppe conclusioni da queste forme piu' scientifiche di chiromanzia.
«E' vero - spiega Manning, che è stato il primo a notare l'esistenza di una correlazione fra il livello ormonale assorbito nella gravidanza e la lunghezza delle dita - che un certo tipo di rapporto esiste.
Per esempio, osservando la lunghezza delle dita di un gruppo di atleti, io posso dire con ragionevole esattezza chi di loro sarà il corridore più veloce».
Sul piano comportamentale però il rapporto lunghezza delle dita/aggressività non è facilmente misurabile. «Non si può sapere, sulla base di questo tipo di misurazioni, se un individuo sia più o meno incline alla nevrosi», ammette lo scienziato.
E anche il suo collega canadese avverte che, in questo tipo di sofisticata «lettura della mano», il pericolo è di vedere la ricerca strumentalizzata da opportunisti e dilettanti.
«Ai "cacciatori di teste" che devono selezionare il personale per le aziende - dice il dottor Hurd - leggendo questa indagine, può venire in mente di monetizzarla, magari brevettando, accanto ai vari quiz psicotecnici, anche quello di misurazione delle dita.
Ma noi li diffidiamo: scientificamente non sarebbe serio».

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