"Forse"

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sabato 23 ottobre 2010

La Glossolalia

La glossolalia, dal greco (glossa), lingua e (lalô), parlare, indica il "parlare in altre lingue".
Più precisamente, per glossolalia si intende: la pronuncia di ciò che può essere o una lingua esistente ma ignota a chi parla o le parole di un linguaggio mistico sconosciuto, o semplici vocalizzi e sillabe senza senso; a volte appare come parte di un rito religioso.
A esempio nel Cristianesimo, il "parlare in varie lingue" è considerato un dono di Dio per mezzo dello Spirito Santo.  La glossolalia è anche incorporata in altre fedi religiose come componente dell'adorazione.
Nel Nuovo Testamento, il libro degli Atti degli Apostoli racconta di come "lingue di fuoco" scesero sulle teste degli Apostoli, accompagnate dalla miracolosa capacità di parlare in lingue a loro sconosciute, ma riconoscibili da altre persone presenti come lingue native:
« ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: "Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio." »   (Atti 2, 4-11)
Da un punto di vista linguistico, le sillabe pronunciate nei casi di glossolalia appaiono tipicamente essere delle riorganizzazioni di fonemi dalla lingua natale della persona che le pronuncia: quindi, la glossolalia di persone da Russia, Italia e Brasile suonano tutte differenti tra loro, ma ricordano vagamente le lingue russa, italiana e portoghese rispettivamente. Molti linguisti affermano che generalmente la glossolalia manchi di una qualsiasi semantica, sintassi, o morfologia.

Il noto linguista J. R. R. Tolkien, che fin da giovane ebbe una notevole abilità con le lingue e un grande interesse sulla fonoestetica, non aveva problemi a parlare con dei nonsense, giocando con i suoni e i fonemi e generando "bei" suoni.

Da un punto di vista psicologico, il primo studio scientifico della glossolalia venne compiuto dallo psicologo svizzero Théodore Flournoy (pubblicò nel 1900 il caso della signora Hélène Smith).  Emil Kraepelin, psichiatra tedesco,  aveva mostrato nel 1906 l'analogia del linguaggio prodotto durante i sogni e il linguaggio schizofrenico, egli collegò la glossolalia al linguaggio prodotto nella schizofrenia e nella psicosi isterica. Nel 1972, John Kildahl assunse una differente prospettiva psicologica nel suo libro The Psychology of Speaking in Tongues. Egli affermò che la glossolalia non era necessariamente un sintomo di malattia mentale e che i glossolalisti soffrivano di meno per lo stress. Egli osservò comunque che i glossolalisti tendevano ad avere maggior bisogno di figure autoritarie e sembravano avere più crisi nel corso della loro vita. Nicholas Spanos descrisse la glossolalia come un'abilità acquisita, per la quale non è necessaria alcuna trance (Glossolalia as Learned Behavior: An Experimental Demonstration, 1987).

Nel XIX secolo lo spiritismo si sviluppò in una religione a sé stante, grazie all'opera di Allan Kardec, e il fenomeno fu visto come una delle manifestazioni auto-evidenti degli spiriti. Gli spiritisti sostenevano che alcuni di questi casi erano in realtà casi di xenoglossia (quando si parla in una lingua che non si conosce). Comunque, l'importanza che gli viene attribuita, così come la loro frequenza, sono molto diminuite da allora. Gli spiritisti odierni considerano il fenomeno senza senso, in quanto non trasporta alcun messaggio intelligibile ai presenti.

La glossolalia è stata osservata anche nello sciamanesimo e nella religione Vudù di Haiti; può essere spesso prodotta dall'ingestione di droghe psichedeliche o di  funghi allucinogeni

Secondo il Dr. William T. Samarin, docente di antropologia e di linguistica presso l’Università di Toronto:  
 “La glossolalia consiste in successioni prive di significato di sillabe i cui suoni siano familiari a chi sta parlando, e da questi associati in modo variamente casuale… La glossolalia richiama un vero linguaggio poiché chi parla vorrebbe inconsciamente dare tale impressione. ”
I glossolalici si comportano solitamente in due modi, a seconda delle aspettative socio-mistiche della comunità di appartenenza: alcuni cadono in preda a convulsioni o perdono addirittura conoscenza durante l’evento, mentre altri sembrano dar luogo a situazioni di gran lunga meno drammatiche. C’è chi pare essere in trance e chi sembra scordare completamente di essersi espresso in una lingua strana; ma tutti ritengono di essere posseduti dallo Spirito Santo e che i suoni privi di senso che hanno emesso abbiano un qualche significato. Comunque solo chi è dotato di fede e di un dono di interpretazione non ben specificato sarà in grado di decifrare tutte quelle espressioni insensate. Naturalmente il credere in tale abilità lascia all’interprete anche la piena, incontrastata libertà di “tradurre” a suo piacimento. Nicholas Spanos fa notare che: “Tipicamente, le interpretazioni avallano i dogmi centrali della comunità religiosa in questione” (Spanos, 147).  

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