"Forse"

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sabato 16 ottobre 2010

Le donne sono più forti degli uomini

Questo almeno per quello che riguarda le cellule: le cellule femminili riescono a sopravvivere meglio di quelle maschili sotto stress. È il risultato di uno studio dell'ISS e dell'università di Sassari dal quale emerge che le cellule del corpo dell'uomo e della donna hanno diverso destino.

Uomini e donne hanno un rischio diverso di contrarre alcune malattie. Diventa perciò necessario che la ricerca scientifica abbia un approccio di genere al fine di offrire una migliore appropriatezza terapeutica. Con questo obiettivo l'Istituto superiore di sanità (ISS), grazie ai fondi della ricerca finalizzata del ministero della Salute, ha avviato il progetto strategico.

"La medicina di genere come obiettivo per la sanità pubblica: l'appropriatezza della cura per la tutela della salute della donna. Si tratta di un progetto ambizioso - dice il presidente dell'ISS Enrico Garaci - che studia le differenze non soltanto fisiologiche ma anche sociali e psicologiche tra uomini e donne". "Abbiamo la certezza scientifica della differenza degli organismi sotto il profilo ormonale e genetico e delle risposte diverse alle terapie. Basti pensare che le reazioni avverse ai farmaci nelle donne concorrono al 6 per cento delle ospedalizzazioni. L'obiettivo oggi è capire come impattano le terapie farmacologiche sugli uomini e sulle donne per ottenere una cura più appropriata e un risparmio di costi per il Servizio Sanitario Nazionale".

Uno dei risultati del progetto ha rivelato che le cellule maschili (XY) hanno un comportamento stereotipato. Infatti, sotto stress ambientale e farmacologico non riescono ad adattarsi, per cui evolvono verso la morte cellulare (apoptosi). Le cellule femminili hanno invece una maggiore plasticità e sono capaci di adattarsi di più e meglio. Infatti possono riorientarsi e cambiare forma senza perdere vitalità ed energia e per non morire, facendo una sorta di cannibalismo, diventano capaci di "mangiare alcuni loro componenti" (autofagia) per ricavare fonti energetiche per sopravvivere. In definitiva, "sono più risparmiose" perché non sprecano nulla di quello che può essere riciclato.
Lo studio dimostra che i risultati della ricerca scientifica ottenuti nell'uomo non possono essere automaticamente trasferiti alla donna. "Le cellule maschili, infatti, evolvono verso la morte programmata - spiega Monica Bettoni, direttore generale dell'ISS - mentre quelle femminili vanno verso la senescenza e ciò indica che le cellule femminili hanno una maggiore capacità di adattamento all'ambiente. Questa ricerca, e ne siamo fermamente conviti, porta all'appropriatezza della cura evitando l'errore in medicina. L'appropriatezza della cura è il solo modo di arrivare al risparmio equo per il sistema sanitario".
L'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha redatto un elaborato sulla medicina di genere mettendo in evidenza come "i luoghi scelti, i metodi usati e le analisi dei dati riflettono una prospettiva maschile in molti campi importanti. Laddove le stesse patologie colpiscono sia gli uomini che le donne, molti ricercatori hanno ignorato le possibili differenze tra i sessi rispetto agli indicatori diagnostici, ai sintomi, alla prognosi e alla effettiva efficacia dei diversi trattamenti. Fintanto che i ricercatori continueranno ad usare come modello gli uomini, le cure mediche delle donne continueranno ad essere compromesse".

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