Viaggiatore del tempo che è rimasto intrappolato nel 1400? Forse il suo mezzo si è guastato o forse era uno studioso che è rimasto vittima di un esperimento, come faceva a sapere? Forse veniva dal futuro e cercava di riprodurre ciò che era presente nella sua era d’origine ma con i mezzi ed i materiali che aveva a disposizione nell’epoca in cui si è fermato. Come in un film di fantascienza si ritrova catapultato nel passato e ruba l’identità di qualcuno morto prematuramente, un certo Leonardo da Vinci. Supponiamo per un attimo che il nostro viaggiatore del tempo fosse nato nell’anno 2072 e che si chiamasse Francesco Rossi, non avrebbe mai potuto usare il suo vero nome altrimenti nei libri di storia sarebbe comparso ( avrebbero scritto di un certo Rossi inventore senza passato dai natali sconosciuti) e questo avrebbe potuto influenzare gli eventi futuri compreso il destino del viaggiatore stesso. Il viaggiatore però non è riuscito probabilmente ad essere così fedele alle sue buone intenzioni ed ha lasciato tracce ed indizi ( nei suoi quadri ad esempio) in modo che un giorno l’umanità possa essere in grado d’interpretare e comprendere la sua singolare avventura.
Il suo Robot
L'automa cavaliere (a volte chiamato anche robot di Leonardo) è un automa meccanico umanoide progettato da Leonardo da Vinci intorno al 1495; era stato probabilmente previsto per animare una delle feste alla corte sforzesca di Milano, tuttavia non è dato sapere se fu realizzato o meno.
Questa descrizione è stata recentemente ridiscussa e indagata sulla base di nuovi presupposti teorici. Non è stato facile arrivare a una descrizione lineare del robot dato che ogni singolo disegno di componente è decontestualizzato sul foglio e Leonardo non ha reso visivamente evidente i collegamenti tra i vari pezzi: per esempio, è per questo che i modellini precedenti al 2007 includevano anche un meccanismo inserito nella pancia del robot che a studi successivi si è rivelato essere invece un orologio, che lo stesso Leonardo descrive poi nel Codice di Madrid I a pagina 157v.
A partire dagli anni novanta sono stati fatti vari studi e ipotesi sul robot di Leonardo e il suo funzionamento.
Un primo tentativo di ricostruzione dell'automa cavaliere fu avviato nel 1996 da Mark Rosheim, un esperto di robotica americano nel 1996, con uno studio e una successiva collaborazione con l'Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze, che dedicò all'automa una sezione di una mostra. Nel 2002 la BBC, per un documentario, fece realizzare a Rosheim un modello reale completo. In seguito numerosi musei si sono dotati di un modellino dell'automa leonardesco.
Gli studi successivi, condotti da Mario Taddei nel 2007 sull’argomento, dimostrano che i manoscritti sul progetto non si trovano solo sul foglio 579r del Codice Atlantico: ulteriori ricerche individuano anche i fogli 1077r, 1021r e 1021v come possibile fonte dei meccanismi dell'automa. Tuttavia, i fogli presentano un vero e proprio rebus: i disegni sono apparentemente confusi e di difficile interpretazione, non c’è un ordine preciso e non si trova un progetto principale o dominante.
I laboratori di Leonardo3 nel 2007 hanno cercato di sviluppare uno studio scientifico sulla macchine leonardesche, secondo quella che è definibile come "filologia macchinale", per arrivare a una nuova interpretazione dell'automa vinciano. Realizzando innanzitutto ogni singolo pezzo presente sui quattro fogli per un totale di 174 elementi, e usandoli in vari modellini per studiarne le combinazioni possibili, hanno scoperto che non tutti i meccanismi sono direttamente collegabili al robot, o sono disegni dei suoi ingranaggi. Leonardo potrebbe aver progettato anche altri automi: a lui sono stati attribuiti cavalieri meccanici e una sorta di automobile-robot. È stato ipotizzato (secondo voci raccolte da Vasari, Lomazzo e Buonarroti) che Leonardo abbia anche lavorato ad un automa a forma di leone, di cui però non esiste alcuna testimonianza diretta.
Presentazione ebook "Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo". (Amazon 2,68 euro, oggi gratuito). Sinossi: Un viaggio intorno al genio. Da Esopo a Lucio Fontana. Nessuno ha mai parlato come Gesù di Nazaret, disegnato come Leonardo da Vinci, scolpito come Michelangelo Buonarroti, scritto come Dante Alighieri, costruito come Filippo Brunelleschi, composto musiche come Johann Sebastian Bach. La principale tesi del libro è che l'elemento comune che li unisce è la ricorsività. Il moltiplicarsi dell'immagine di un oggetto posto tra due specchi piani paralleli è una tipica situazione ricorsiva. Effetto ottico che i geni, in vari modi, ricreano nelle loro opere. La ricorsività è legata all'intelligenza, e si ritrova nelle sue manifestazioni. Il Vangelo come non l'avete mai letto, le opere di Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti come non le avete mai guardate. Gesù, Leonardo e Michelangelo ebbero un'intelligenza simile e simile fu anche il loro volto nella maturità. Le opere del Rinascimento viste come icone, la Sindone di Torino come un quadro rinascimentale. Nel disegno di copertina sulla sinistra il profilo di Leonardo, al centro il volto della Sindone di Torino, e a destra il profilo di Michelangelo.
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